Primo incontro col pescatore
abissi in-finiti
“All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso”
All’ombra dell’ultimo sole M decise di chiudere gli occhi per ricordare ogni particolare di quell’incontro quasi surreale,
ma incredibilmente vero e intenso…
tutto il calore di un momento, il volto del Pescatore, provvidenziale comparsa sul suo cammino, il solco lungo il viso di quell’uomo, lo sguardo che scaldava il sangue di M solo a ripensarci.
Era un ricordo vivo e vivido, segnato dall’inconsapevole tensione magnetica sprigionata dal pescatore, dai suoi occhi fieri e fascinosi, dalle sue parole ristoratrici e dai suoi silenzi ancor più significanti e significativi, mai banali. Quell’uomo, il pescatore, aveva salvato M con la semplicità di un bambino che divide il suo panino con il compagno di banco… aveva “prestato” una pausa al suo scappare e, avendolo visto “stanco e affamato”, era lì a regalargli un brivido di generosità e un sussulto di speranza. Non era stata soltanto l’essenzialità del pane e del vino, dalla straordinaria forza evocativa, né “la copertura” alla sua fuga a sbigottirlo, NO!!!
La naturalezza con cui il vecchio dischiuse gli occhi al giorno, porgendo a M la sua mano, mano in cui stringeva la semplicità di ciò che disponeva, era diventata l’immagine di un TU che, mostrando la sua umanità e la sua grandezza, tutt’altro che “chiassosa”, appariva a M quasi uno specchio purificante e positivamente de-formante. In quegli occhi, infatti, in quei gesti misurati e decisi, lui, M, si ri-conosceva “migliorato”, quasi spogliato delle imperfezioni che era ben cosciente di incarnare!
La visione realistica del ricordo aveva dipinto nell’animo di M un quadro dai chiaroscuri forti: le mani del pescatore erano consumate dall’uso, ma il movimento “cordiale” le rendeva “principesche”, la sua solitudine era l’eco immensa dei numeri primi, il suo silenzio sembrava spirituale ri-chiamo a una libertà profonda che sconvolgeva M, braccato e in fuga…libero soltanto in apparenza! La luce di quell’incontro, di quel calore di un momento era in perenne lotta con le ombre dei suoi sbagli, delle sue tenebre!
E, riaprendo gli occhi, egli si accorse che qualcosa mancava, che non era sufficiente…
To be continued
Primo incontro col pescatore
abissi in-finiti
“All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso”
All’ombra dell’ultimo sole M decise di chiudere gli occhi per ricordare ogni particolare di quell’incontro quasi surreale, ma incredibilmente vero e intenso…
tutto il calore di un momento, il volto del Pescatore, provvidenziale comparsa sul suo cammino, il solco lungo il viso di quell’uomo, lo sguardo che scaldava il sangue di M solo a ripensarci.
Era un ricordo vivo e vivido, segnato dall’inconsapevole tensione magnetica sprigionata dal pescatore, dai suoi occhi fieri e fascinosi, dalle sue parole ristoratrici e dai suoi silenzi ancor più significanti e significativi, mai banali. Quell’uomo, il pescatore, aveva salvato M con la semplicità di un bambino che divide il suo panino con il compagno di banco… aveva “prestato” una pausa al suo scappare e, avendolo visto “stanco e affamato”, era lì a regalargli un brivido di generosità e un sussulto di speranza. Non era stata soltanto l’essenzialità del pane e del vino, dalla straordinaria forza evocativa, né “la copertura” alla sua fuga a sbigottirlo, NO!!!
La naturalezza con cui il vecchio dischiuse gli occhi al giorno, porgendo a M la sua mano, mano in cui stringeva la semplicità di ciò che disponeva, era diventata l’immagine di un TU che, mostrando la sua umanità e la sua grandezza, tutt’altro che “chiassosa”, appariva a M quasi uno specchio purificante e positivamente de-formante. In quegli occhi, infatti, in quei gesti misurati e decisi, lui, M, si ri-conosceva “migliorato”, quasi spogliato delle imperfezioni che era ben cosciente di incarnare!
La visione realistica del ricordo aveva dipinto nell’animo di M un quadro dai chiaroscuri forti: le mani del pescatore erano consumate dall’uso, ma il movimento “cordiale” le rendeva “principesche”, la sua solitudine era l’eco immensa dei numeri primi, il suo silenzio sembrava spirituale ri-chiamo a una libertà profonda che sconvolgeva M, braccato e in fuga…libero soltanto in apparenza! La luce di quell’incontro, di quel calore di un momento era in perenne lotta con le ombre dei suoi sbagli, delle sue tenebre!
E, riaprendo gli occhi, egli si accorse che qualcosa mancava, che non era sufficiente…
To be continued
Piace molto la serenità del racconto leggere come di un animo appagato ma da poco.