Divieni ciò che sei
Di-venire altro da te aiuta a superar-ti, purché alla moda. E quando la moda passa, passi la mano anche tu?
Divieni ciò che sei… Ho sentito spesso pronunciare queste parole di Nietzsche da molti, le ho viste sventolare su decine di profili social e non, quasi un vessillo di originaria voglia di essere originali… per dirla con un linguaggio comune “essere sé stessi”.
La pro-vocante e provocatoria frase del filosofo tedesco sembra essere in molti casi più una bandiera “cool” o un autoinganno e non un convinto “io sono così”, una dichiarazione di un Sì detto innanzitutto a sé stessi.
Forse la paura del giudizio, del consenso degli altri ci attanaglia e il nostro divenire assume le sembianze del nostro con-senso, quindi letto negli sguardi altrui.
Dobbiamo essere sempre “alla moda” e mai di moda (a modo proprio), “di tendenza” e non seguaci delle nostre tendenze, “fashion” e mai affascinanti semplicemente per quello che siamo.
Il timore di parole che non ci facciano sentire “al passo coi tempi” ci de-stabilizza: ma ancora segui quella serie tv? Ancora su quel social? Ancora quei capelli, quel look, ancora quel cibo? Ancora ascolti il ROCK e, tautologia per me, addirittura ancora respiri??? Ma non sai che anche respirare è passato, superato??? Sei indietro!!!!
Incapace di argomentare sulle parole del brillante filo-sofo/logo, azzardo a dire che forse nel “divieni ciò che sei” l’essere non con-baci il divenire altro da sé… forse ciò che fa diventare passato qualcosa diventerà passato anch’esso, super-ante per essere comunque superato.
Il de-cantato “essere sé stessi”, se è autentico, magari sfugge a questa logica stringente…!!!
Caparezza, più bravo di me, ha parole più eloquenti e mordaci… vado ad ascoltarlo: “Voglio essere superato, come una bianchina dalla super auto, come la cantina dal tuo super attico, come la mia rima quando fugge l’attimo. Sono tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo… Superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene.
Divieni ciò che sei
Di-venire altro da te aiuta a superar-ti, purché alla moda. E quando la moda passa, passi la mano anche tu?
Divieni ciò che sei… Ho sentito spesso pronunciare queste parole di Nietzsche da molti, le ho viste sventolare su decine di profili social e non, quasi un vessillo di originaria voglia di essere originali… per dirla con un linguaggio comune “essere sé stessi”.
La pro-vocante e provocatoria frase del filosofo tedesco sembra essere in molti casi più una bandiera “cool” o un autoinganno e non un convinto “io sono così”, una dichiarazione di un Sì detto innanzitutto a sé stessi.
Forse la paura del giudizio, del consenso degli altri ci attanaglia e il nostro divenire assume le sembianze del nostro con-senso, quindi letto negli sguardi altrui. Dobbiamo essere sempre “alla moda” e mai di moda ( a modo proprio), “di tendenza” e non seguaci delle nostre tendenze, “fashion” e mai affascinanti semplicemente per quello che siamo.
Il timore di parole che non ci facciano sentire “al passo coi tempi” ci de-stabilizza: ma ancora segui quella serie tv? Ancora su quel social? Ancora quei capelli, quel look, ancora quel cibo? Ancora ascolti il ROCK e, tautologia per me, addirittura ancora respiri ??? Ma non sai che anche respirare è passato, superato??? Sei indietro!!!! Incapace di argomentare sulle parole del brillante filo-sofo/logo, azzardo a dire che forse nel “divieni ciò che sei” l’essere non con-baci il divenire altro da sé… forse ciò che fa diventare passato qualcosa diventerà passato anch’esso, super-ante per essere comunque superato. Il de-cantato “essere sé stessi”, se è autentico, magari sfugge a questa logica stringente…!! !
Caparezza, più bravo di me, ha parole più eloquenti e mordaci… vado ad ascoltarlo: “Voglio essere superato, come una bianchina dalla super auto, come la cantina dal tuo super attico, come la mia rima quando fugge l’attimo. Sono tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo… Superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene.
La vera domanda è chi sono o “cosa” sono. Certamente non quello che gli altri pensano e mi fanno capire che sia. Lo specchio per vedermi non sono gli altri. Assolutamente. Chi sono ? Non torno a Cartesio. Aveva bisogno di oltrepassarsi e contemplarsi in una essenza. Allora la domanda è: come mi vedo, soprattutto come mi percepisco. Sento di essere me e sono esperienza cresciuta. Sono libero da, perciò maturo. Sorrido. Il bimbo ha bisogno. Io, no. Fin qui, ragionando. Ma nella fede mi percepisco amato, voluto, atteso
“Il vandante sul mare di nebbia” di Friedrich mi ha accompagnata per molto tempo. Precisamente dai sedici ai diciott’anni.
La mia analisi sul pezzo, la espongo così:
faccio finta di essere come l’uomo dipinto sulla cima più alta.
Ma il mio punto di vista diffida dal tuo. Nel senso, io sto guardando il cielo, magari tu il vuoto che incombe sovrano sotto i tuoi piedi.
Allora prima di cercare “l’ altro da me”, bisognerebbe ricercare, studiare e in fine accettare il proprio “sacro poco” (alla Pasolini, maniera).
Siamo ancora capaci di essere autentici?
Il pezzo mi ha scossa. E mi è piaciuto un sacco! Complimenti.
Il Rock, una roccia che ogni tanto si espone!
Raffaella