Dio veste male o il male veste da D'io?
E se fosse “il male” l’archè, il principio primo che sta dietro la realtà e ne regge le sorti? Non occorre essere illuminati o geniali per osservare che violenze, soprusi e angherie siano i colori più accesi di quella “banalità del male” che al genere umano calza come “l’abito perfetto”.
Strano che proprio le fiction di maggior successo passino in rassegna figuranti diversi, ma con lo stesso costume di scena; vestito che genera fascino, emulazione e addirittura tifo da stadio: con chi ti schieri? con lo stronzo più freddo e implacabile o col sanguigno feroce e brutale? con chi ammazza di più o, visto che è finzione, con chi è più credibile e magari lo fa in grande stile?
Chi-sa quanto ci sia della “gloriosa” tragedia greca e del suo catartico “esorcizzare” determinati eventi.
Strano che il binomio vestito-successo sia lo sponsor, poi, del subdolo giochino per cui d’un tratto si diventa “buoni”, stigmatizzando le violenze di tutti i tipi per vestire i panni di zelanti “notizianti”… Tanto i “morti sul lavoro” muoiono solo per tre mesi, dopo non più. Dopo tocca alle donne vittime di violenza, che continueranno a essere vittime solo per altri tre mesi (!) poi si dimentica, come il pensiero del miele che è il vomito delle api. E si continua…
Violenza sui bambini, sugli anziani, su torri siamesi? Sempre a tempo determinato!
Prima e dopo le “vangeliche” notizie, l’abito di queste violenze non viene più indossato?
“21 VITTORIA GRANDE BALDORIA” “VESTITO-SUCCESSO E IL GUADAGNO SUPERA PERFINO L’AMPLESSO”
…
Che binomio perfetto!
Un binomio che pretende e ottiene l’umana genuflessione… Ma una venerazione del genere, quasi “sacra e timorata”, non è esattamente identica a quella praticata dai più fervidi credenti in Dio?
Qualche anello è mancante…
Non ci avevano detto che Dio era amore, bene o qualcosa del genere?
Meglio ascoltare del buon rock… A proposito, il rock nasce come ribellione alla regola dell’uomo uni-dimensionale, apatico nel ricusare la sua unicità libera e soddisfatto del suo appiattimento anima-le. E oggi? La “regola” dell’uomo fictionico (che non sceglie la violenza solo per vederla in tv!) sarebbe… essere animale ?! In tal caso Rock significherebbe, secondo il vocabolario, essere esseri umani?
Umano: che ha i sentimenti propri dell’uomo o che dovrebbero essere dell’uomo (in confronto alle bestie feroci); equo, affabile, pieno di comprensione, aperto a sentimenti di pietà.
Treccani
Ma la violenza fra violenze non è come “cambiarsi” continuamente ri-mettendo sempre lo stesso vestito? Lo scontro tra libertà, per definizione, dovrebbe essere impossibile, ma purtroppo avviene, forse per un fraintendimento della libertà stessa… e allora?
Allora c’è il prossimo episodio o il nuovo vecchio tormentone al notiziario… e il binomio perfetto torna a fare 21 al Blackjack!
Per fortuna ci sono tanti protagonisti di fiction dallo share molto basso… difficilmente indosserebbero certi abiti.
Meglio fantasmi da tv, ma non in ginocchio
Meglio nudi, ma liberi!
Dio veste male o il male veste da D'io?
E se fosse “il male” l’archè, il principio primo che sta dietro la realtà e ne regge le sorti? Non occorre essere illuminati o geniali per osservare che violenze, soprusi e angherie siano i colori più accesi di quella “banalità del male” che al genere umano calza come “l’abito perfetto”.
Strano che proprio le fiction di maggior successo passino in rassegna figuranti diversi, ma con lo stesso costume di scena; vestito che genera fascino, emulazione e addirittura tifo da stadio: con chi ti schieri? con lo stronzo più freddo e implacabile o col sanguigno feroce e brutale? con chi ammazza di più o, visto che è finzione, con chi è più credibile e magari lo fa in grande stile?
Chi-sa quanto ci sia della “gloriosa” tragedia greca e del suo catartico “esorcizzare” determinati eventi.
Strano che il binomio vestito-successo sia lo sponsor, poi, del subdolo giochino per cui d’un tratto si diventa “buoni”, stigmatizzando le violenze di tutti i tipi per vestire i panni di zelanti “notizianti”… Tanto i “morti sul lavoro” muoiono solo per tre mesi, dopo non più. Dopo tocca alle donne vittime di violenza, che continueranno a essere vittime solo per altri tre mesi (!) poi si dimentica, come il pensiero del miele che è il vomito delle api. E si continua…
Violenza sui bambini, sugli anziani, su torri siamesi? Sempre a tempo determinato!
Prima e dopo le “vangeliche” notizie, l’abito di queste violenze non viene più indossato?
“21 VITTORIA GRANDE BALDORIA” “VESTITO-SUCCESSO E IL GUADAGNO SUPERA PERFINO L’AMPLESSO”
…
Che binomio perfetto!
Un binomio che pretende e ottiene l’umana genuflessione… Ma una venerazione del genere, quasi “sacra e timorata”, non è esattamente identica a quella praticata dai più fervidi credenti in Dio?
Qualche anello è mancante…
Non ci avevano detto che Dio era amore, bene o qualcosa del genere?
Meglio ascoltare del buon rock… A proposito, il rock nasce come ribellione alla regola dell’uomo uni-dimensionale, apatico nel ricusare la sua unicità libera e soddisfatto del suo appiattimento anima-le. E oggi? La “regola” dell’uomo fictionico (che non sceglie la violenza solo per vederla in tv!) sarebbe… essere animale ?! In tal caso Rock significherebbe, secondo il vocabolario, essere esseri umani?
Umano: che ha i sentimenti propri dell’uomo o che dovrebbero essere dell’uomo (in confronto alle bestie feroci); equo, affabile, pieno di comprensione, aperto a sentimenti di pietà.
Treccani
Ma la violenza fra violenze non è come “cambiarsi” continuamente ri-mettendo sempre lo stesso vestito? Lo scontro tra libertà, per definizione, dovrebbe essere impossibile, ma purtroppo avviene, forse per un fraintendimento della libertà stessa… e allora?
Allora c’è il prossimo episodio o il nuovo vecchio tormentone al notiziario… e il binomio perfetto torna a fare 21 al Blackjack!
Per fortuna ci sono tanti protagonisti di fiction dallo share molto basso… difficilmente indosserebbero certi abiti.
Meglio fantasmi da tv, ma non in ginocchio
Meglio nudi, ma liberi!
“Umano: che ha i sentimenti propri dell’uomo o che dovrebbero essere dell’uomo (in confronto alle bestie feroci); equo, affabile, pieno di comprensione, aperto a sentimenti di pietà.”
“Sublime (ant. sublimo) agg. [dal lat. sublimis (con la variante sublimus), comp. di sub «sotto» e limen «soglia»: propr. «che giunge fin sotto la soglia più alta».”