Carbonara day...off!
con brumoise di fumo negli occhi
- 1 Kg di Presunzione
- 3,01 Kg di arroganza (meglio quella francese col marchio D.U.R- denominazione universalmente riconosciuta, anche se la nostra sta facendo passi da gigante nel settore e non)
- 137 gr di simpatia
- 0, 3 gr di farina di quinoa
- ½ scalogno ma anche di più se volete fare i fighi seguendo il suggerimento del guru dello show cooking (magari seguitelo solo in cucina e risparmiatevi il “living” e il “bagno”)
- 3-4 cipolle
- 3, 71 Kg di Boria (quella rigorosamente di “allevamento a terra”)
- 2, 96 kg di buona proprietà di linguaggio (è preferibile quella di agri-cultura “Bio”)
- 1 mazzetto di incoerenza
- Competenza Q.B
- Talento Q.B
- Esagerazione Q.B (a discrezione dello chef)
- Qualche bacca di Protagonismo
- 1 sifone (per montare meglio la salsa all’olio E.G.O.)
Procedimento:
Tritate finemente lo scalogno, unendo le cipolle al fine di avere una buona scusa, se dovesse venirvi da piangere. Fate rosolare entrambi a fiamma viva o moderata (a seconda delle mode o di come “gli girano” allo chef) in olio rigorosamente E.G.O. così da sentirvi più fashion e ricercati. Setacciate accuratamente la farina sul vostro talento e la vostra competenza, in modo che siano ben coperti e mai evidenti ai più. Il piatto finale, infatti, deve far emergere la consistenza multipla del vostro fascino da novelle rockstar, più attinente al mondo della ristorazione di oggi (ovviamente sentitevi ristoratori o gourmet a seconda del vostro grado di ignoranza specifica in materia, spesso inversamente proporzionale a quello “generico”), rispetto al gusto e, soprattutto, “al ristoro”. Versate a pioggia la presunzione e la boria, avendo cura di non farli “bruciare”, pena la rovina del piatto (e inconvenienti vari, tipo ricovero dei commensali e sopralluogo della Finanza o qualche stella cadente!!) che è sempre e solo l’unica cosa che conta in cucina… l’unica. A questo punto porre in una casseruola abbondante acqua di sorgente, talmente limpida da potersi specchiare: fatelo, oggi non guasta…anzi, aggiunge un quid fondamentale…sempre al piatto eh!! Sbollentate il mazzetto di incoerenza e fatelo raffreddare in acqua e ghiaccio, in modo da conservarne il colore vivo, unitelo alla preparazione e portate a compimento la cottura.
In-piatta-menti:
Ricordate di non fare mappazzoni né salse a specchio, ma create una composizione armonica di max 3, 5 grammi, in modo da mantenere un’estetica del piatto che risulti appetitosa e succulenta agli occhi dei vostri ospiti (talmente invitante da farli arrivare al peso di 250 kg solo per la vista e il profumo). Guarnite con bacche di sano protagonismo e una salsa, montata nel sifone, di olio E.G.O. ed esagerazione, in maniera da ottenere il riequilibrio tra aspro, dolce, salato, amaro e umami. Infine porre un croccante di buona proprietà di linguaggio in cima al piatto (il crunch non deve mai mancare in un piatto, ne impreziosisce e completa la texture). Servite, accompagnando con un calice di millesimato, prodotto ovviamente da una casa vinicola di nicchia giapponese o thai, assicurandovi che sia l’unica bottiglia prodotta negli ultimi vent’anni, dal costo che oscilli tra i 3-4 mila dollari… a sorso!!! Avrete così la gioia di ciò che un tempo si chiamava buon “cibo”, ma che ora è “opera d’arte”, valutabile tra i 10-12 mila euro per ogni secondo di questa impagabile degustazione.
Consigli:
Per un’esperienza cul-in-aria da sogno chiudete il pasto con un cremoso alla radice di ghiaia e crema di latte (assicurandovi di non proporla, per errore, come panna ed evitare, perciò, di essere “fucilati” dagli ospiti esigenti) su biscotto dacquoise di fagioli neri (quelli duri come sassi, distribuiti dopo la seconda guerra mondiale) e spezie della Nuova Zelanda o Uzbekistan. Guarnire con crumble di superiorità nei confronti di chi assaggerà il piatto (è la vecchia, obsoleta ciliegina sulla torta).
Il successo è garantito ma, se qualcuno dei vostri ospiti non dovesse gradire, usate l’ingrediente segreto dell’arroganza, unitelo al dessert e sbattetelo in faccia a chi non ha le giuste papille: otterrete il ri-pensamento delle papille stesse grazie al retrogusto, prezioso e fragrante, unico e con-turbante dell’olio E.G.O.
Carbonara day...off!
con brumoise di fumo negli occhi
Procedimento
Tritare finemente lo scalogno, unendo le cipolle al fine di avere una buona scusa, se dovesse venirvi da piangere. Fate rosolare entrambi a fiamma viva o moderata (a seconda delle mode o di come “gli girano” allo chef) in olio rigorosamente E.G.O. così da sentirvi più fashion e ricercati. Setacciate accuratamente la farina sul vostro talento e la vostra competenza, in modo che siano ben coperti e mai evidenti ai più. Il piatto finale, infatti, deve far emergere la consistenza multipla del vostro fascino da novelle rockstar, più attinente al mondo della ristorazione di oggi (ovviamente sentitevi ristoratori o gourmet a seconda del vostro grado di ignoranza specifica in materia, spesso inversamente proporzionale a quello “generico”), rispetto al gusto e, soprattutto, “al ristoro”. Versate a pioggia la presunzione e la boria, avendo cura di non farli “bruciare”, pena la rovina del piatto (e inconvenienti vari, tipo ricovero dei commensali e sopralluogo della Finanza o qualche stella cadente!!) che è sempre e solo l’unica cosa che conta in cucina… l’unica. A questo punto porre in una casseruola abbondante acqua di sorgente, talmente limpida da potersi specchiare: fatelo, oggi non guasta…anzi, aggiunge un quid fondamentale…sempre al piatto eh!! Sbollentate il mazzetto di incoerenza e fatelo raffreddare in acqua e ghiaccio, in modo da conservarne il colore vivo, unitelo alla preparazione e portate a compimento la cottura.
In-piatta-menti
Ricordate di non fare mappazzoni né salse a specchio, ma create una composizione armonica di max 3, 5 grammi, in modo da mantenere un’estetica del piatto che risulti appetitosa e succulenta agli occhi dei vostri ospiti (talmente invitante da farli arrivare al peso di 250 kg solo per la vista e il profumo). Guarnite con bacche di sano protagonismo e una salsa, montata nel sifone, di olio E.G.O. ed esagerazione, in maniera da ottenere il riequilibrio tra aspro, dolce, salato, amaro e umami. Infine porre un croccante di buona proprietà di linguaggio in cima al piatto (il crunch non deve mai mancare in un piatto, ne impreziosisce e completa la texture). Servite, accompagnando con un calice di millesimato, prodotto ovviamente da una casa vinicola di nicchia giapponese o thai, assicurandovi che sia l’unica bottiglia prodotta negli ultimi vent’anni, dal costo che oscilli tra i 3-4 mila dollari… a sorso!!! Avrete così la gioia di ciò che un tempo si chiamava buon “cibo”, ma che ora è “opera d’arte”, valutabile tra i 10-12 mila euro per ogni secondo di questa impagabile degustazione.
Consigli
Per un’esperienza cul-in-aria da sogno chiudete il pasto con un cremoso alla radice di ghiaia e crema di latte (assicurandovi di non proporla, per errore, come panna ed evitare, perciò, di essere “fucilati” dagli ospiti esigenti) su biscotto dacquoise di fagioli neri (quelli duri come sassi, distribuiti dopo la seconda guerra mondiale) e spezie della Nuova Zelanda o Uzbekistan. Guarnire con crumble di superiorità nei confronti di chi assaggerà il piatto (è la vecchia, obsoleta ciliegina sulla torta).
Il successo è garantito ma, se qualcuno dei vostri ospiti non dovesse gradire, usate l’ingrediente segreto dell’arroganza, unitelo al dessert e sbattetelo in faccia a chi non ha le giuste papille: otterrete il ri-pensamento delle papille stesse grazie al retrogusto, prezioso e fragrante, unico e con-turbante dell’olio E.G.O.