Ritorno dal pescatore: lo spicchiarsi reciproco dei loro occhi

nell'eterno presente che ri-torna


… doveva incontrare ancora quel pescatore, doveva incrociare il suo sguardo, parlare con lui, anche per pochi istanti, sentire ancora quel calore… sarebbe bastato solo un “grazie” da dire. Allora non perse tempo e decise di raggiungere di nuovo quella spiaggia, casuale palcoscenico di quell’epifanico appuntamento non prestabilito, luogo non luogo in un tempo che non sembrava, a M, aver avuto i contorni del tempo, unico e non paragonabile momento di in-umana libertà mista a compassione!
Schizzò via dal ricordo correndo affannosamente, rincorso dal timore di non trovarlo…

Era lì, il pescatore, esattamente dove lo aveva lasciato.
Il desiderio di arrivare prima che potesse, in quel momento, sembrava concedere spazio a una “meravigliante” paura, la foga gli aveva reso le ginocchia tremanti e le gambe immobili, i piedi incapaci di essere piedi, piantati tra milioni di granelli di sabbia rovente.
ll pescatore lo vide da lontano e fece un cenno rassicurante che invitava M ad avvicinarsi; allora non indugiò ulteriormente e si avvicinò con un irrefrenabile desiderio di abbracciare il “vecchio”…
ancora lì, uno di fronte all’altro, in un fascio di “luce” nato dallo “spicchiarsi” reciproco dei loro occhi… come se fossero in un eterno presente che ri-torna, espressione riflessa del volere di entrambi!!!

Il pescatore riprese i suoi “rituali”, tra reti, funi e “l’ombra dell’ultimo sole” ad accarezzare i suoi gesti e, prima che la notte li sorprendesse, l’in-cedere di M:
«vecchio… mi hai sfamato e dissetato, ti ho chiesto aiuto e non hai battuto ciglio, ero un assassino in fuga e non mi hai condannato, ma salvato… Perché?»

Il vecchio con un amorevole sorriso e preparando gli ultimi arnesi per suo “lavoro usato” lo guardò e disse:
«Io sono un umile pescatore, non un pescatore di uomini… ho condiviso quel poco di calore che posso, perché nella tua richiesta e, soprattutto, nei tuoi occhi ho letto fame e sete e non bramosia; non ti ho condannato perché non è compito mio e perché tu sei un “assassino” di paure, emozioni, cadute, tormenti, utopie e non di altro… ti ho protetto perché gendarmi sono i demoni che ti rincorrono da sempre e non possono “carcerare” la tua libertà perché non ne conoscono il valore».

All’ombra dell’ultimo sole” il pescatore si allontanò con la barca e, sempre più piccolo, all’orizzonte sparì, nell’assordante rimpianto di un aprile che scorre, ancora oggi, bruciante sul viso di M.

Ma adesso che viene la sera e il buio mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti,

io, assassino rimango tale ma il sorriso paterno del pescatore, ora e sempre, è lì…
ad accarezzare il mio animo

Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’amore

Ritorno dal pescatore: lo spicchiarsi reciproco dei loro occhi

nell'eterno presente che ri-torna

… doveva incontrare ancora quel pescatore, doveva incrociare il suo sguardo, parlare con lui, anche per pochi istanti, sentire ancora quel calore… sarebbe bastato solo un “grazie” da dire. Allora non perse tempo e decise di raggiungere di nuovo quella spiaggia, casuale palcoscenico di quell’epifanico appuntamento non prestabilito, luogo non luogo in un tempo che non sembrava, a M, aver avuto i contorni del tempo, unico e non paragonabile momento di in-umana libertà mista a compassione!
Schizzò via dal ricordo correndo affannosamente, rincorso dal timore di non trovarlo…

Era lì, il pescatore, esattamente dove lo aveva lasciato.
Il desiderio di arrivare prima che potesse, in quel momento, sembrava concedere spazio a una “meravigliante” paura, la foga gli aveva reso le ginocchia tremanti e le gambe immobili, i piedi incapaci di essere piedi, piantati tra milioni di granelli di sabbia rovente.
ll pescatore lo vide da lontano e fece un cenno rassicurante che invitava M ad avvicinarsi; allora non indugiò ulteriormente e si avvicinò con un irrefrenabile desiderio di abbracciare il “vecchio”…
ancora lì, uno di fronte all’altro, in un fascio di “luce” nato dallo “spicchiarsi” reciproco dei loro occhi… come se fossero in un eterno presente che ri-torna, espressione riflessa del volere di entrambi!!!

Il pescatore riprese i suoi “rituali”, tra reti, funi e “l’ombra dell’ultimo sole” ad accarezzare i suoi gesti e, prima che la notte li sorprendesse, l’in-cedere di M:
«vecchio… mi hai sfamato e dissetato, ti ho chiesto aiuto e non hai battuto ciglio, ero un assassino in fuga e non mi hai condannato, ma salvato… Perché?»

Il vecchio con un amorevole sorriso e preparando gli ultimi arnesi per suo “lavoro usato” lo guardò e disse:
«Io sono un umile pescatore, non un pescatore di uomini… ho condiviso quel poco di calore che posso, perché nella tua richiesta e, soprattutto, nei tuoi occhi ho letto fame e sete e non bramosia; non ti ho condannato perché non è compito mio e perché tu sei un “assassino” di paure, emozioni, cadute, tormenti, utopie e non di altro… ti ho protetto perché gendarmi sono i demoni che ti rincorrono da sempre e non possono “carcerare” la tua libertà perché non ne conoscono il valore».

All’ombra dell’ultimo sole” il pescatore si allontanò con la barca e, sempre più piccolo, all’orizzonte sparì, nell’assordante rimpianto di un aprile che scorre, ancora oggi, bruciante sul viso di M.

Ma adesso che viene la sera e il buio mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti,

io, assassino rimango tale ma il sorriso paterno del pescatore, ora e sempre, è lì…
ad accarezzare il mio animo

Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’amore

Traiettoria del proiettile

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