La circolarità (reVolver), come identità concettuale, è il fulcro nel quale le differenze, irradiandosi, si inseriscono e,  inanellandosi fra di loro, si tengono l’una dentro e dietro l’altra, esprimendo la natura infinita dell’insieme a cui danno vita e dal quale sono generate.  In D’io Vasconvolto questa identità è così ben espressa: abbiamo scelto di utilizzarla per dare voce ad un’altra infinita serie di “punti” concettuali rotanti intorno all’immagine del “concerto rock” (volver rock). La passione, la libertà, la poesia e la filosofia, le parole e le note, le sensazioni vissute a fior di pelle, quelle bramate e quelle sognate; le “manifestazioni” fenomeniche dell’evento e le personificazioni concettuali degli stati emotivi; il gioco dei segni che sfida il valore dei simboli spezzandone la continuità logica, variando, insieme all’etimo, i significati immediati, ovvi, scontati, con-divisi.
Questo filo rosso (red volver rock) e molto altro corre lungo la circonferenza del Concerto andando a definirne la circolarità, le aperture, le sequenze cronologiche e le di-vagazioni oniriche, i “frastuoni da disforia” che, per dirla con Milanese, “sanno produrre effetti attrattivi d’euforia”, dissonanze e consonanze, richiami al nirvana e porti sicuri perché «Il concerto è approdo sicuro, radura aperta, cerchio luminoso, è l’idea della vita che accoglie e disperde, sorprende e ri-prende».
D’io Vasconvolto è la nostra “scelta letteraria”: il volume porta con sé il daimon che vive in RedvolverRock, a prescindere dai suoi contenuti, a prescindere da Vasco! Per dirla con il capo redattore delle Cronache italiane dell’Ansa Enzo Quaratino: “Ecco, quindi, la libertà. Il protagonista non sente, né ascolta suoni o parole, ma “sente”, nel profondo, le “parole dei suoni” e vive “i suoni delle parole”; lui, M, salta da una parte all’altra del “suo” palco tra atomi di memoria e “ubriachezze” dell’anima.