Gli spari sopra
Meglio essere “fuori”, soli, con il proprio “io-che-vive”, benché beffeggiato… dalla vita (?), piuttosto che omologarsi al conformismo becero, alla furbizia calcolata di coloro che “non stanno mai coi deboli”, che sono abituati a “tenere sempre un piede qua e uno là”, e che, però, continuamente perdono la dignità, pur di non “avere colpa” di ciò che accade. Che bella schiera di individui! Amano il “gioco” del defilarsi, non sanno assumere una posizione, non riescono ad adottare un punto di vista, preferiscono il degradante qualunquismo alla fierezza dell’obiezione, evitano il carico di responsabilità, implicito anche nel dissenso, ma poi si considerano investiti del diritto di giudicare, sentendosi, ovviamente, i “migliori”… “Tutti preti, tutti dottori, tutti professori…”
Il basso parte e sembra uno “sputafuoco” che infiamma le coscienze…
Quanti “spari” ti sono piovuti addosso, stupido M? Quanti ne stai contando adesso, mentre sorseggi qualcosa per rischiararti una voce provata dagli strepiti di stasera?! Quanto è ancora amaro il sapore dello “spleen”, sofferto in prigioni di ogni sorta?! Non va più via, eh? Non basta un fiume di birra, vero? Gli incubi si moltiplicano e, alla fine, ti svegli madido dei “tormenti” che bagnano la tua inaridita speranza, consegnandoti al giudizio senza appelli della giungla di benpensanti… pronti a farti a pezzi…
“Ho fatto un sogno, ho visto della gente che si occupava degli affari miei… e mi diceva ‘Stai facendo male!’ … ‘ti devi vergognare!’ […]”.
Gli spari sopra
Meglio essere “fuori”, soli, con il proprio “io-che-vive”, benché beffeggiato… dalla vita (?), piuttosto che omologarsi al conformismo becero, alla furbizia calcolata di coloro che “non stanno mai coi deboli”, che sono abituati a “tenere sempre un piede qua e uno là”, e che, però, continuamente perdono la dignità, pur di non “avere colpa” di ciò che accade. Che bella schiera di individui! Amano il “gioco” del defilarsi, non sanno assumere una posizione, non riescono ad adottare un punto di vista, preferiscono il degradante qualunquismo alla fierezza dell’obiezione, evitano il carico di responsabilità, implicito anche nel dissenso, ma poi si considerano investiti del diritto di giudicare, sentendosi, ovviamente, i “migliori”… “Tutti preti, tutti dottori, tutti professori…”
Il basso parte e sembra uno “sputafuoco” che infiamma le coscienze…
Quanti “spari” ti sono piovuti addosso, stupido M? Quanti ne stai contando adesso, mentre sorseggi qualcosa per rischiararti una voce provata dagli strepiti di stasera?! Quanto è ancora amaro il sapore dello “spleen”, sofferto in prigioni di ogni sorta?! Non va più via, eh? Non basta un fiume di birra, vero? Gli incubi si moltiplicano e, alla fine, ti svegli madido dei “tormenti” che bagnano la tua inaridita speranza, consegnandoti al giudizio senza appelli della giungla di benpensanti… pronti a farti a pezzi…
“Ho fatto un sogno, ho visto della gente che si occupava degli affari miei… e mi diceva ‘Stai facendo male!’ … ‘ti devi vergognare!’ […]”.
Michele Caporale è l’autore del libro “D’io Vasconvolto”.
D’io vasconvolto è il libro con cui tenta un approccio del tutto originale alla produzione artistica di Vasco, per tracciare, attraverso l’esaltante e suggestivo racconto dei momenti epifanici di un viaggio-concerto, vera e propria metafora della vita, un percorso di carattere filosofico-esistenziale, attingendo al senso più profondo e vitale delle parole del cantante.
Questo libro non è una biografia, non è una raccolta di canzoni e non è il “diario” di un fan vasco-sconvolto.
Questo libro ha una sola chiave di lettura: la libertà. La libertà di essere se stessi, vivendo senza condizionamenti, senza costrizioni, senza idolatrie e, forse, perfino senza alibi. Libertà di vivere la vita con la spontaneità dello “s-concerto”.
«Il concerto è approdo sicuro, radura aperta, cerchio luminoso, è l’idea della vita che accoglie e disperde, sorprende e ri-prende».
Articolo di Michele Caporale, autore del libro “D’io Vasconvolto”.